Sul lavoro dice sempre di essere svogliato e si lamenta, ma alla fine si impegna ogni volta.
Un giorno Carlo si reca con suo fratello Fabrizio e suo padre Giovanni in un cantiere da poco iniziato, in cui si deve smontare il tetto di una casa molto vecchia che verrà demolita.
I tre vogliono andare sul tetto e avviare già da soli i lavori preliminari per sveltire l’opera.
Carlo, che già non aveva voglia di venire e vuole andarsene al più presto, riesce a convincere i suoi parenti a non indossare o montare protezioni, dicendogli che sprecherebbero tempo.
Carlo si avvicina, apre il buco con il suo martello e trova uno strano bracciale metallico, con due sottili linee colorate che ne fanno il giro completo.
Le linee, una rossa e l’altra blu, sembrano essere fatte di un minerale lucido e sottilmente venato.
Carlo, affascinato, lo prende e lo mette in tasca.
I tre salgono sul tetto, ma poco dopo, mentre ci stanno camminando sopra, la struttura cede e tutti cadono verso il suolo.
Mentre stanno precipitando, il bracciale si illumina e avvolge il ragazzo in un’armatura blu da cui parte un gancio che si ancora all’edificio. L’armatura allo sguardo sembra quasi intangibile, come fatta d’aria o di uno strano fluido, ma è estremamente resistente.
Carlo si mette a urlare, ma si ritrova improvvisamente in un paesaggio onirico: una prateria senza fine in cui sono presenti solo un albero e uno stagno.
Non si riesce a capire se è giorno o notte e tutto l’ambiente sembra sempre sul punto di svanire.
Carlo è spaventato e sotto shock; pensa di essere morto e che il luogo in cui si trova è l’oltretomba, ma una strana forma, un’ombra dai confini non bene delimitati, a metà tra l’uomo e l’animale, appare davanti a lui parlandogli con una voce profonda e lontana.
L’ombra gli spiega di essere lo spirito vitale contenuto in quell’antichissimo bracciale trovato da Carlo, forgiato molto tempo prima da un materiale caduto dal cielo.
Antichi maghi instillarono in esso la loro volontà e quella di molte altre persone, fino a che non si creò l’essere che gli sta parlando oggi, somma di tutte quelle volontà, spirito ed essenza del bracciale.
Proprio per le sue origini, il bracciale si riattiva soltanto con una fortissima volontà di vivere, e poiché Carlo gli ha dato di nuovo vita, ne è diventato il padrone.
Il ragazzo è confuso e smarrito, non fa quasi in tempo a capire cosa gli è stato detto che si ritrova di nuovo davanti alla vecchia casa, incolume in piedi sul prato, con il bracciale lucente al polso, davanti a suo padre e suo fratello morti.
Ora non grida più; è immobile.
Osserva i cadaveri per un tempo infinito, finché lo sguardo non gli cade su un elastico verde che il fratello indossa al polso.
Fabrizio avrebbe voluto che indossassero quel braccialetto come un riconoscimento della loro squadra, un piccolo segno rappresentativo della loro azienda, ma Carlo la riteneva una cosa idiota e inutile.
Mentre ripensa a questo, e gli occhi gli si fanno più scuri e tristi, sfila l’elastico dal polso di suo fratello e lo indossa, scoppiando a piangere.
Carlo giura che da quel momento farà quanto in suo potere perché non accada più ciò che gli è successo.
Ti offriamo tutto l'aiuto necessario per salvaguardare i tuoi lavoratori.